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Immagine del redattoreEmilia Romagna Tour Guide

Aggiornamento: 3 feb 2021

Bologna è città di eccellenze gastronomiche non solo per quanto riguarda salumi e affettati, ma anche per l’arte del cioccolato. La città infatti custodisce la storia di una famiglia, la Famiglia Majani che è stata da pioniere in questo tipo di attività.

La storia comincia nel 1796 in vicolo Colombina, giusto a lato della Basilica di San Petronio: in quell’anno Teresa Majani apre il “Laboratorio delle cose dolci” una bottega dove si preparavano dolciumi e si iniziava a sperimentare la lavorazione del cioccolato.

Visto che gli affari andavano bene, il marito di Teresina, Giovanni Majani, decise di aprire qualcosa di più grande, in via dei Carbonesi al numero 5 nella cosiddetta Casa Majani. Ancora oggi il negozio mantiene gli arredamenti originali, tra cui il bancone in marmo (utile alla lavorazione del cioccolato) ed è una raffinata bottega boutique dove si può acquistare l’intera selezione dei cioccolati Majani.

Il vero punto di svolta nell’evoluzione del consumo del cioccolato si ha proprio grazie all’invenzione da parte dei Majani della scorza di cioccolato: il primo cioccolato in forma solida prodotto in Italia.

La "Scorza", così chiamata per via della somiglianza alla corteccia dell'albero, viene prodotta con un macchinario fatto costruire appositamente e diventa un prodotto leggendario, ancora oggi inimitabile.

La fine dell’800 invece è il periodo che consacra Majani come simbolo di eccellenza italiana. Dapprima Giuseppe Majani ottiene un passaporto speciale per il Piemonte per acquistare un prezioso macchinario a vapore e utilizzarlo per incrementare la produttività, e poco tempo dopo, nel

1878 Majani diventa fornitore ufficiale di Casa Savoia ricevendo le onorificenze ancora presenti nel logo attuale.

Nel 1856, in una Italia ancora divisa in Stati e Ducati, Giuseppe Majani si recò a Torino con un passaporto rilasciato dallo Stato Pontificio che gli consentì di attraversare le dogane che separavano Bologna dal Ducato dei Savoia, per acquistare i più moderni macchinari per la lavorazione del cioccolato.

E’ un quel periodo che viene costruita la Palazzina Majani in via Indipendenza, rinnovato laboratorio e caffè che divenne da subito simbolo della Belle Époque e salotto di incontro dell'aristocrazia e della cultura bolognese, frequentato da personaggi come Carducci e D’Annunzio.

Di quest’ultimo la celebre frase: "Ogni volta che mi trovo a Bologna vado da Majani ad acquistare cioccolatini Fiat", altro grande successo conosciuto ormai in tutto il mondo.

Attualmente l'Azienda svolge il proprio lavoro a Crespellano a pochi chilometri da Bologna ed è rimasta una delle poche nel settore che produce il cioccolato partendo dal seme di cacao crudo, selezionato e importato dalla stessa azienda che lo tosta e lo lavora, rendendo la qualità del prodotto ancora più unica.

La degustazione di cioccolato Majani è il punto di partenza o finale di qualsiasi food tour bolognese che si rispetti.


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Immagine del redattoreEmilia Romagna Tour Guide

Aggiornamento: 18 feb 2022


Cuore pulsante della città e punto d’incontro di tutti i cittadini è certamente il nucleo centrale di Piazza Maggiore.

Attorno alla piazza sorgono gli edifici più importanti della vita economica, politica e religiosa cittadina, come il Palazzo del Podestà, sede del potere amministrativo durante il medioevo; Palazzo d’Accursio, attuale residenza comunale; la Basilica civica di San Petronio e Palazzo de’ Banchi, dove sostavano i cambiavalute.

La piazza fu aperta all’inizio del 1200 proprio perché si sentì la necessità di creare un punto d’incontro unico in cui riunire le varie attività cittadine (scambi, commerci e servizi di vario genere) e ancora oggi assolve al medesimo scopo basti pensare che durante l’estate ospita il famoso cinema all’aria aperta.

Per realizzare la piazza furono abbattute decine di case medievali che stavano indicativamente dove oggi sorge il Cresentone, il gradone rettangolare realizzato in granito bianco e rosa nel 1934.

Il nome di questo rettangolo trae evidente ispirazione dalla forma della tipica focaccia locale fatta con strutto e ciccioli e cotta al forno e il paragone ci porta inevitabilmente alla Bologna "La Grassa" dove tutto si fa commestibile e accomodante!

Nel corso dei secoli la piazza ha visto promulgare leggi, comminare sentenze, eseguire condanne capitali, sostare papi e imperatori. Ma anche festeggiare il Carnevale, piangere per i morti delle stragi, svolgersi riti religiosi e festeggiare per la fine della guerra.

Di quest’ultimo evento ne rimane traccia proprio nel Crescentone, nel lato Est verso Palazzo dei Banchi. Lungo il bordo del gradino infatti si possono ancora vedere le sbeccature nella pietra lasciate da un carrarmato americano il 21 Aprile del 1945, giorno della Liberazione della città. Per celebrare quel momento alcuni carri armati statunitensi raggiunsero al centro della piazza salendo sul Crescentone. Nonostante il danno, il Comune non ha mai voluto ripristinare la pavimentazione originaria, a imperitura memoria della fine della guerra in città


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Aggiornamento: 3 feb 2021

Nel 1506 Papa Giulio II detto anche il Papa “Terribile” o “Combattente” riuscì a compiere una forte offensiva militare nei territori dell’Emilia e #Romagna e riconquistò molte città che si erano elette a liberi comuni. Tra queste ci fu anche Bologna che da quel momento e con alterne fortune, rimarrà sotto lo Stato della Chiesa fino all’unità d’Italia.

Giulio II è ricordato per essere stato uno dei pontefici più famosi del Rinascimento italiano. Michelangelo arrivò con lui in città e per celebrare la riconquista di Bologna, decise di realizzare una statua in bronzo, che lo raffigurava seduto in trono benedicente.

La realizzazione della statua fu alquanto veloce ed avvenne nelle sale della fabbriceria di San Petronio dove ancora oggi è presente una targa commemorativa che include oltre all’opera michelangiolesca, anche la realizzazione delle principali opere bronzee della città come il #Nettuno del Giambologna e il Gregorio XIII di Menganti.

La statua fu quindi collocata nella nicchia sopra la porta Magna della Basilica di San Petronio a ricordo e monito dell’autorità papale sulla città (21 Febbraio 1508).

Purtroppo però, la statua ebbe vita breve.

L’ 11 Dicembre 1511 infatti i Bentivoglio, che furono scacciati dal Papa, riuscirono per una breve parentesi di tempo a riprendere il controllo sulla città e alcuni loro seguaci tirarono giù la statua, distruggendola in mille pezzi.

Il bronzo di risulta fu venduto al Duca Alfonso d’Este, un grande appassionato di armi, che lo fuse per costruire una colubrina, ossia un piccolo cannoncino portatile che ironicamente chiamò “La Giulia” in onore al Papa a cui il bronzo era dedicato.

Per #Bologna fu una perdita incalcolabile. Si trattava di un’opera unica, quella realizzata da #Michelangelo che solitamente lavorava il marmo (l’unico altro bronzo realizzato da Michelangelo, il David de Rohan fu anch’esso distrutto).

Non rimangono testimonianze né bozzetti dell’opera. Il #Vasari disse che la statua era alta circa due metri e novanta. L’aspetto più che benevolo, appariva cupo e minaccioso. La distruzione di questo simbolo per quanto una perdita artistica senza precedenti, fu un segnale politico importante che sanciva l’ennesimo tentativo di autodeterminazione da un potere che minacciava il desiderio di autonomia e libertà che i bolognesi han sempre desiderato.


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